Ne arrivano via mare 15.000 all’anno da dieci anni a questa parte, ma il loro arrivo costituisce sempre un’emergenza. Il rapporto di Save the Children sulla situazione alla frontiera sud evidenzia molte criticità

È stato pubblicato il 22 febbraio scorso l’ultimo rapporto di Save the Children sui Minori stranieri non accompagnati in Italia. Innanzitutto qualche dato: negli ultimi dieci anni sono arrivati via mare da soli in Italia 103.842 minori stranieri non accompagnati, prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma non di rado anche bambini, con una media di 15.000 presenze annue. A loro si aggiungono i minori che arrivano via terra dalla rotta balcanica, cui Save the Children ha dedicato un rapporto pubblicato lo scorso anno.

La legge prevede che i minori soli seguano una trafila diversa dagli adulti, hanno diritto a rimanere comunque in Italia, dovrebbero essere accolti in centri governativi di prima accoglienza dove restare per i primi 30 giorni, espletando le pratiche per il riconoscimento del diritto all’asilo. Dopodiché dovrebbero iniziare l’inserimento a scuola, avere diritto a un tutore, richiedere il ricongiungimento famigliare se qualche loro parente sta in altri paesi della UE.

Così però non è. I centri governativi di prima accoglienza per minori non sono mai nati, denuncia Save the Children, e tutto il sistema dell’accoglienza è inadeguato e non risponde alle necessità ed esigenze di questi ragazzi e bambini che giungono nel nostro paese da esperienze spesso devastanti, hanno affrontato viaggi rischiosi, hanno spesso visto compagni di viaggio perdere la vita e finiscono qui in un limbo burocratico, quando non in un luogo non troppo diverso da un carcere.

Anche la distribuzione dei minori sul territorio nazionale è ineguale con un  carico maggiore sulle regioni meridionali, la promozione dell’affido è anch’essa carente, e la sensazione dei minori è quella di perdere tempo, di restare in continua attesa. Per tutti questi motivi molti minori si allontanano dai centri dove sono ospitati cercando di raggiungere parenti o amici in altri paesi, rimanendo “nascosti in piena vista”, spesso correndo rischi ulteriori.

La ricerca è stata condotta nei mesi estivi del 2022 nei luoghi di sbarco, lungo le strade delle città e nei centri di prima accoglienza dei punti nevralgici della Calabria, della Sicilia e dell’isola di Lampedusa, punto di approdo con i numeri più alti di tutto il bacino europeo.

Il rapporto “Nascosti in piena vista – Frontiera Sud” traccia diversi percorsi seguiti dai minori stranieri dopo lo sbarco, e in particolare esamina le condizioni della prima accoglienza, le criticità legate alla permanenza promiscua e prolungata dei più giovani negli hotspot, l’alienante attesa del trasferimento nei centri e, infine, la permanenza nelle comunità.

Si presentano le storie di minori che si allontanano per raggiungere una destinazione finale in un altro Paese europeo, esponendosi a nuovi rischi, e di quelli che intraprendono percorsi di integrazione, se accolti in contesti favorevoli all’inclusione sociale ed educativa.

Il rapporto “Nascosti in piena vista – Frontiera Sud”, è curato dal giornalista Daniele Biella, con il contributo del fotoreporter Alessio Romenzi. Qui potete leggerlo.

E qui potete leggere il rapporto “Nascosti in piena vista 2022”, pubblicato lo scorso anno che raccoglie le testimonianze di giovani migranti.

Testo di Daniela Garavini

Foto: dettaglio tratto dalla copertina del Rapporto “Nascosti in piena vista” 2022 di Save the Children


Per approfondire:

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