La povertà in Nigeria, il terrorismo in Mali, le guerre che lacerano il paese nel Sudan. E ancora, i migranti «invisibili» dalla Tunisia e la repressione in Afghanistan. Dietro alla fuga di milioni di migranti ci sono anche motivi che ignoriamo. Ma non possiamo accettare che l’immagine di persone stremate dalla fatica, con alle spalle viaggi da incubo, violenze e sfruttamento, ci possa diventare tragicamente familiare...

Chi sono i minori migranti?

Questo articolo nasce sull’onda di un forte coinvolgimento emotivo: immaginavamo dei bambini affidati da madri disperate alla sorte (quasi come i piccoli che recentemente abbiamo visto consegnati dalle donne afghane ai soldati occidentali) nella speranza di offrire loro un futuro migliore… o, almeno, un futuro.
La realtà è molto diversa, come risulta dai dati ricavati dal monitoraggio sulla tutela volontaria: i MSNA sono nella quasi totalità adolescenti, spesso sul crinale anagraficamente incerto tra minore e maggiore età. La Fondazione ISMU (Iniziative di Studi sulle Multietnicità) dichiara che nel 2020 sono sbarcate 34.000 persone, in aumento sia rispetto al 2018 che al 2019, di cui più di 7.000 sono minori (XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020 – Fondazione ISMU).
Da questo punto di partenza occorre approfondire i dati più specifici sui MSNA contenuti sul Rapporto 2020 del SIPROIMI/SAI il quale specifica che i minorenni stranieri arrivati in Italia sono stati 7.106, pari al 19%, un numero che è aumentato dell’8% nell’ultimo quinquennio. Con riferimento alla distribuzione di genere, prevale la componente maschile: 5.527 ragazzi, pari al 97,3% degli accolti. Come ultimo dato, è importante sottolineare che i minori stranieri non accompagnati arrivano prevalentemente dal Bangladesh (914 minorenni, pari al 16,1%) e dall’Albania (684 minorenni, 12%); seguono la Tunisia (10%), l’Egitto (9,5%) e il Pakistan (7,3%).
Una delle sorprese dei dati sopra riportati è la prevalenza di origine asiatica e non africana, in particolare dal Bangladesh, oltre alla inaspettata e rilevante presenza di giovani albanesi. Le situazioni sociali e politiche dei vari Paesi sono però in continuo cambiamento, e questo si riflette sulle provenienze dei giovani migranti.

Quello che rimane costante è il trend di aumento del fenomeno.

In un non lontano passato ci fu una fuga albanese verso l’Italia, come scriveva Valeria Pini su La Repubblica in un articolo dal titolo “Vent’anni fa lo sbarco dei 27.000. Il primo grande esodo dall’Albania” (6 marzo 2011), riferendosi all’ondata migratoria del 1991:

Era il 7 marzo del 1991 quando l’Italia scoprì di essere una terra promessa per migliaia di albanesi. Quel giorno arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti. Fuggivano dalla crisi economica e dalla dittatura comunista in Albania. Un esodo biblico, il primo verso l’Italia…

Valeria Pini, “Vent’anni fa lo sbarco dei 27.000. Il primo grande esodo dall’Albania”, La Repubblica – 6 marzo 2011

Oggi l’ISTAT registra che in Italia vivono 421.591 Albanesi, l’8,4% degli immigrati stranieri. Sarebbe ragionevole pensare che l’ondata migratoria albanese si sia esaurita da tempo, anche perché già negli anni 2000/2006 il governo albanese aveva messo in atto iniziative per bloccarne il flusso. Invece, i dati citati dicono che nel 2020 al secondo posto negli arrivi di MSNA c’è l’Albania. Il “caso” dei minori albanesi è stato portato nuovamente all’evidenza delle cronache proprio in questi giorni.

Per interpretare questa ondata di migrazione dall’Albania può essere utile fare riferimento al quadro normativo, poiché un migrante, per il solo fatto di essere minorenne, ha diritto a dimorare in Italia con un regolare permesso di soggiorno.

Occorre infatti ricordare che ai MSNA sono stati accreditati tutti i diritti riconosciuti in generale ai minori, a prescindere dal loro status (Legge 47/2017), per assicurare le condizioni di vita e di benessere necessarie alla loro crescita, definendo nel contempo quali siano gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale nei confronti dell’infanzia (Convenzione sui diritti del fanciullo – Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 20/11/1989, ratificata dall’Italia nel 1991). Poiché l’Albania è un paese “in via di sviluppo” secondo gli standard europei, anche se sta compiendo una difficile transizione verso un’economia di mercato, è possibile ipotizzare che l’emigrazione dei MSNA albanesi sia una sorta di investimento economico e sociale sui minori da parte di famiglie o di piccole comunità locali per permettere a questi giovani il conseguimento di un’istruzione e/o una formazione lavoro.
Un progetto, quindi, e non una fuga, mentre la migrazione dei MSNA pachistani o afghani (anche per l’enorme distanza fra questi Paesi e l’Europa) pare più determinata dalla disperazione economica che spinge questi giovani ad affrontare, a costo di enormi difficoltà e sacrifici, il “viaggio della speranza”. I MSNA che arrivano con i barconi molto spesso non sono solo alla ricerca di una vita migliore per se stessi ma anche per poter aiutare le loro famiglie. Questo li pone in una situazione di grande fragilità. Vorrebbero poter essere subito utili alle loro famiglie e quindi faticano ad accettare e capire le proposte di inserimento nel percorso scolastico italiano (dall’apprendimento della lingua al conseguimento di un diploma). Temono di sprecare tempo prezioso.

E’ comunque evidente che i migranti e i MSNA di qualsiasi nazionalità, pur partendo da situazioni economiche e sociali non sempre paragonabili, hanno in comune l’obiettivo di affrancarsi dalla povertà e l’aspirazione a una condizione di vita migliore. La loro giovane età, pur esponendoli a maggiori rischi, offre maggiore certezza di tutela (permesso di soggiorno di diritto, inserimento in programmi di studio e/o di formazione lavoro) rispetto ai migranti maggiorenni.

Ma come opera il sistema di accoglienza in Italia?

Nella prima accoglienza i migranti appena arrivati in Italia vengono identificati e ricevono le prime cure mediche, successivamente vengono assegnati alle strutture di seconda accoglienza dove ricevono assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica. In verità i due livelli di accoglienza previsti dalla legge 47 sono nei fatti superati (o meglio, mai applicati veramente) per una serie di ragioni che sarebbe qui troppo lungo elencare. Ma è importante sapere che la legge prevede strutture dedicate, idonee e a esclusivo appannaggio dei minori
Quindi le dichiarazioni rilasciate al momento dello sbarco sono fondamentali, perché l’affermazione del migrante di essere minorenne determina il suo futuro percorso.
Infatti il dispositivo recita: “Il questore rilascia il permesso di soggiorno per minore età, su richiesta dello stesso minore, direttamente o attraverso l’esercente la responsabilità genitoriale, e anche prima della nomina del tutore; in secondo luogo, è previsto che abbia validità fino al compimento della maggiore età”.
E’ evidente che in assenza di documenti l’accertamento dell’età non è semplice e si stanno verificando casi di dichiarazioni inesatte o fasulle da parte dei ragazzi.
Non appena i servizi sociali vengono informati della presenza di un MSNA si procede auna valutazione del percorso più adatto per la tutela del migrante minore e alla segnalazione al Giudice Tutelare. Questi dovrà individuare, in assenza di parenti presenti in Italia, un tutore, che ne assuma la rappresentanza legale, così che il minore possa essere inserito in un istituto di accoglienza o in una comunità familiare (art.2, legge n.184/83). Il Giudice Tutelare poi renderà esecutivo il provvedimento dei Servizi Sociali, il cosiddetto “affidamento amministrativo o consensuale” (art.4, comma 1, legge n.184/83).

A questo punto può entrare in gioco una figura nuova: il tutore volontario.

Chi sono – che cosa fanno i tutori volontari

I tutori volontari sono privati cittadini disponibili a esercitare la rappresentanza legale di uno o più (al massimo tre) minorenni stranieri arrivati in Italia senza adulti di riferimento (legge 47/2017, “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”). I loro compiti sono:

  • assicurare che sia garantito alla persona di minore età l’accesso ai diritti senza alcuna discriminazione
  • promuovere il benessere psicofisico della persona di minore età
  • seguire i percorsi di educazione e integrazione, verificando che si tenga conto delle sue capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni
  • vigilare sulle condizioni di accoglienza, sicurezza e protezione.

Il tutore volontario non è necessariamente l’affidatario, poiché i minori di cui ha la tutela possono essere inseriti presso le strutture di accoglienza o altre famiglie affidatarie. E’ compito dell’Ufficio del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza accogliere le domande di chi intende candidarsi come tutore volontario, a seguito di un bando di evidenza pubblica.

Questa è la parte più “fredda”, quella normativa. Poi ci sono i numeri, che rivelano una realtà di solidarietà inaspettata.

I minori stranieri vengono accolti in prevalenza nel Sud e nelle Isole d’Italia, dove si concentra circa la metà dei MSNA (49,84%) e tale valore è in gran parte imputabile alla regione Sicilia, che da sola accoglie il 29% dei minori sul nostro territorio. Seguono il Nord Est e il Nord Ovest (pari al 39,27%), infine il Centro con il 10,89%.
Il totale dei tutori volontari iscritti negli elenchi istituiti presso i Tribunali per i Minori al 31 dicembre 2020 risulta essere di 3.469, in aumento rispetto alla precedente rilevazione del 2018 (2.965). Nonostante la pandemia, la paura, il lockdown, il numero dei tutori è aumentato: un’altra sorpresa rivelata dai dati statistici.
La distribuzione di genere tra i tutori volontari è uniforme nelle varie aree geografiche: tre tutori volontari su quattro sono donne, ma questo non ci ha sorpreso. Avremmo ipotizzato invece una maggiore presenza di pensionati, in quanto più liberi da impegni lavorativi e talvolta familiari, invece non superano il 10% del totale.

Come si fa a diventare tutore?

Non basta fare domanda al Tribunale dei Minori: l’aspirante tutore deve seguire corsi di formazione (obbligatori) con esame finale. Ma, per esaminare la figura del tutore e suoi compiti sarà necessario un successivo approfondimento…

Foto di Oliver Ragfelt su Unsplash


Le autrici

Tina Baudone, Rosella Bottallo, Laura Speranza e Nunzia Scarlato sono quattro volontarie dell’Ufficio Pastorale dei Migranti e affrontano con questo loro primo articolo un tema tra i più delicati e dolorosi tra quelli legati ai migranti: l’arrivo nel nostro Paese delle persone che spesso solo le più fragili, ovvero i minori non accompagnati, definiti con il freddo acronimo di MSNA.

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