Bari, 19 febbraio 2020. “Mediterraneo, Frontiere di Pace”, l’abbraccio fra il vescovo greco-melchita di Damasco, Nicolas Antiba, e l’arcivescovo di Tunisi, Ilario Antoni – Siciliani
L’emergenza Covid, che deflagrò lo scorso anno subito dopo la fine del primo meeting ecclesiale dell’area mediterranea, ha confermato il principio che le ferite tra Paesi e popoli si guariscono insieme. A un anno di distanza riportiamo le seguenti riflessioni della Cei.
Martedì 23 febbraio 2021, Avvenire, articolo di Francesco Ognibene
Le profezie non si impolverano: restano sempre attuali, e semmai il passare del tempo fa cogliere meglio la loro necessità. È il caso dell’incontro «Mediterraneo frontiera di pace», organizzato un anno fa dalla Chiesa italiana a Bari per creare un momento di condivisione e dialogo internazionale tra le Chiese dei Paesi che si affacciano sul grande bacino naturale, non più frontiera che separa ma ponte che unisce.

Tra il 19 e il 23 febbraio 2020 furono 58 i vescovi cattolici da 20 Paesi uniti dallo stesso mare e dai tanti problemi – storici o recenti – dei quali è crocevia. A suggellare le conclusioni di quella prima, storica assise ecclesiale dell’area arrivò, il 23 febbraio, lo stesso Papa che guarda a Bari come avamposto dell’incontro tra Oriente e Occidente, tra Sud e Nord, uno snodo legato alla memoria di san Nicola e alla sua venerazione comune a mondi diversi e vicini, che si tendono la mano attraverso la cerniera del Mediterraneo «insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra», disse Francesco, un «mare del meticciato, culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione».
Un anno dopo la Chiesa italiana ripropone il senso di quel primo incontro di tanti Paesi e culture attraverso le Chiese che ne sono espressione. Lo fa con una nota che suona come un pro memoria di un’intuizione della quale – dopo un anno di sofferenze – si inizia a scorgere la forza, anche imprevedibile. Oggi più di ieri infatti è necessario «ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello»: le parole del Papa a Bari incoraggiano a dire che «sebbene la dimensione pubblica dell’esperienza abbia subito un’interruzione a causa della pandemia – scrive la Cei in un testo diffuso dall’Ufficio Comunicazioni sociali – il confronto tra Chiese sorelle e il supporto vicendevole hanno continuato a caratterizzare i mesi della crisi sanitaria. E proprio la pandemia, che continua ad attraversare frontiere e continenti, dimostra ancora una volta che l’umanità è una sola e che i destini dei popoli sono strettamente correlati in questa era globale».

Il Papa durante la Messa che il 23 febbraio 2020 concluse l’incontro di Bari – Siciliani

Bari ha anticipato di pochi giorni il primo lockdown, consolidando o creando ex novo relazioni che si sono espresse in «forme di collaborazione e solidarietà, tese a dare risposte comuni a problemi comuni. Ne sono esempio – ricorda la Cei – la solidarietà portata dalla Chiesa che è in Italia al Libano, colpito ad agosto da una tremenda esplosione nella zona portuale di Beirut, e alla popolazione della Croazia, devastata da una serie di scosse sismiche nel mese di dicembre».

Dunque Bari non è rimasta un evento isolato, né l’ultimo di un tempo “ante-Covid” ormai da archiviare. Lo spiega il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, promotore dell’appuntamento pugliese, «la prima tappa, l’inizio di un cammino che era necessario intraprendere, per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi». Proprio in un anno che ha fatto segnare il passo all’ipotizzato consolidamento dello “spirito di Bari” a beneficio di tutta l’area mediterranea e per curare le sue piaghe, i vescovi delle Chiese sorelle «hanno convenuto sulla necessità di individuare piste per far sì che l’evento di un anno fa non resti un unicum, ma – si legge ancora nella nota – apra cammini di riflessione e di azione a livello locale e internazionale. Ne è segno la recente visita di una delegazione della Cei in Niger e, ancora di più, la volontà del cardinale Bassetti di riprendere l’intuizione di Bari per rendere il Mare Nostrum quel “grande lago di Tiberiade” che fu in passato, come lo definiva Giorgio La Pira, le cui sponde tornino ad essere simbolo di unità e non di confine».
Dunque, conclude Bassetti, «è essenziale proseguire in questo percorso di comunione, nell’orizzonte indicatoci da papa Francesco che, nella “Fratelli tutti”, ci ricorda che il dialogo perseverante e coraggioso, anche se non fa notizia, aiuta il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto».

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