Tempi lunghissimi e ostacoli burocratici. Alcune proposte per “salvare” una misura necessaria.

Come promotori della Campagna ERO STRANIERO abbiamo svolto una ricognizione rispetto allo stato di avanzamento dell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020, in seguito all’intervento del governo col decreto “rilancio” a maggio 2020. Abbiamo raccolto i dati dal ministero dell’interno e da prefetture e questure nei diversi territori – attraverso una serie di accessi agli atti – e informazioni dalle associazioni di tutela e patronati che, in varie parti d’Italia, hanno seguito cittadini stranieri e datori di lavoro nella presentazione delle domande.  Ne è emerso un quadro preoccupante in tutti i territori, con ritardi gravissimi e stime dei tempi di finalizzazione delle domande improbabili, di anni se non decenni.  Il dossier che pubblichiamo – in allegato, insieme ai dati complessivi – ha l’obiettivo di mettere a fuoco le criticità riscontrate e chiedere un intervento immediato al ministero dell’interno per consentire a quante più persone di portare a termine la procedura avviata, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese.

Ma le conseguenze di tali enormi ritardi sono molto pesanti non solo sulla vita di chi ha fatto richiesta di emersione ed è ancora in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine, costretto nel frattempo a restare nell’incertezza e nella precarietà. La situazione appare grave anche nella prospettiva della campagna vaccinale anti-COVID in corso nel nostro Paese: è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato il prima possibile ed esca dall’invisibilità, in modo da poter garantire una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione.

C’è poi un ultimo aspetto da prendere in considerazione: un anno fa, con lo scoppio in Italia della pandemia, il lockdown e la chiusura delle frontiere, si è alzato il grido d’allarme delle associazioni di categoria sul rischio di uno stop al comparto agroalimentare senza l’arrivo di lavoratori stranieri stagionali impossibilitati a entrare nel nostro Paese. Da qui la richiesta al governo da parte del mondo produttivo, delle associazioni, dei sindacati e della società civile per un provvedimento straordinario di emersione che a fine maggio si è concretizzato. A un anno di distanza, sarebbe paradossale, di fronte a tale rischio, non portare a conclusione rapidamente, nelle prossime settimane, le decine di migliaia di pratiche in istruttoria.

Infine, vogliamo ribadire che non è sufficiente un provvedimento straordinario per affrontare l’irregolarità, come abbiamo visto accadere con le sanatorie negli ultimi vent’anni. Serve uno strumento che risolva a lungo termine la questione, una regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”, e cioè una procedura di emersione sempre accessibile che dia la possibilità a chi è senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o della presenza stabile sul territorio, come accade, per esempio, in Germania o in Spagna. E serve, più a monte, introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose. Soluzioni, queste, previste nella proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera. Una riforma di cui c’è sempre più bisogno, ma che il Parlamento fatica a fare propria.

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