Si è concluso il primo modulo formativo per bibliotecari organizzato dall’Ufficio Pastorale Migranti nell’ambito di Bibliobabel, progetto finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, attraverso il Bando Biblioteca Casa di Quartiere.

 

La cultura ci avvicina alla nostra spiritualità, è il grido dell’uomo davanti al destino, come affermava Albert Camus. E’ la promozione di un terreno comune, è uno spazio di voci molteplici. E’ il luogo in cui “noi siamo tutti”. E le differenze diventano la ricchezza dell’incontro.

Sono alcune delle definizioni di cultura date dai partecipanti alla tavola rotonda in programma per il secondo incontro formativo rivolto ai bibliotecari organizzato dall’Ufficio Pastorale Migranti nell’ambito del progetto Bibliobabel. Il primo modulo ha previsto due incontri, il 15 e il 22 febbraio 2021, che hanno coinvolto testimoni privilegiati per sollecitare i partecipanti a riflettere sugli approcci che istituzioni come le biblioteche possono mettere in campo per rendere questi luoghi sempre più case del dialogo interculturale.

Sul tema dell’intercultura i bibliotecari sono persone per lo più preparate dal punto di vista teorico. Hanno negli anni avuto modo di partecipare a numerosi incontri formativi, eppure l’esigenza di avere strumenti altri per avvicinarsi in modo più strutturato ed efficace a quella parte significativa di popolazione straniera residente sui territori è espressamente dichiarata.

Qual è dunque il passo da compiere oggi? A distanza di oltre quarant’anni dai primi flussi migratori significativi, a cosa siamo pronti? Cercando di rispondere a questi quesiti, è stato impostato il primo modulo formativo di Bibliobabel.

On line, a una prima ricerca, si trovano programmi di formazione sul tema eccellenti, alcuni più accademici, altri più operativi, ma come spesso capita in Italia sui temi delle migrazioni, dell’intercultura, dei fenomeni legati alla mobilità umana si fa fatica a riconoscere un ruolo dirimente a testimoni privilegiati rappresentativi di quella fetta di popolazione. Eppure sul territorio italiano vivono, studiano e lavorano persone di origine straniera che sono vere e proprie risorse per la comunità. Tra questa popolazione possiamo cercare e trovare voci che anche nell’ambito della cultura possono rappresentare la chiave mancante per promuovere percorsi realmente inclusivi, quei processi che amiamo chiamare “sviluppo di comunità”. Li abbiamo definiti agenti di promozione culturale perché lo sono già. Il passo ora è riconoscerli e includerli tra i soggetti da interpellare.

Qui l’incontro del 15 febbraio dal titolo “L’immigrazione a Torino e dintorni: numeri, persone, storie”.

Qui l’incontro del 22 febbraio dal titolo “Immigrazione e cultura.Tavola rotonda con testimoni privilegiati, agenti di promozione culturale”

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