Un’altra tragedia è avvenuta all’alba di domenica 26 febbraio nel mare Ionio, davanti alle coste calabresi, a Steccato di Cutro. Un vecchio peschereccio in legno probabilmente con circa 200 persone a bordo, salpato dalla Turchia, è stato spezzato dalle onde in prossimità della costa della Calabria. Le ricerche dei naufraghi sono in corso e finora sono stati recuperati i corpi di 60 migranti, tra questi tanti bambini. Il conto delle vittime è purtroppo destinato a salire poiché solo 80 di coloro che erano a bordo sono riusciti a sopravvivere al naufragio.  Riportiamo integralmente l’articolo di Vincenzo R. Spagnolo pubblicato lunedì 27 febbraio 2023 da Avvenire.


Le lacrime rigano il loro volto mentre stanno in silenzio. Piangono senza proferire parola, i superstiti del naufragio avvenuto all’alba davanti alla costa ionica calabrese, all’altezza di Steccato di Cutro, a venti chilometri da Crotone. Finora, i corpi recuperati dal mare sono 60, insieme a 80 sopravvissuti. Ventuno sono stati portati nell’ospedale civico di Crotone, un’altra sessantina nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Hanno tolto i vestiti bagnati e siedono, avvolti in coperte, con lo sguardo fisso nel vuoto, affratellati da un dolore muto e dalla disperazione. Fra loro c’è una donna col naso fratturato, che continua a pronunciare il nome del figlio, che non ha più ha trovato accanto a sé nei tragici momenti in cui l’imbarcazione – un vecchio e marcio “caicco” di legno, proveniente dalla Turchia – si è frantumata, quasi implodendo, di fronte alla furia delle onde e alle punte aguzze degli scogli. Dall’alba sulla spiaggia, accanto ad assi e fasciame dell’imbarcazione spezzata in due dalle onde, si sono accumulati i cadaveri, coperti da teli bianchi. Fra loro molti bambini, forse una ventina, compresi due gemellini e un neonato. Nelle ricerche in mare sono impegnate da ore diverse motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. E la conta delle vittime potrebbe salire.

Il racconto dei soccorritori

A terra, fra il personale di soccorso, ci sono agenti della Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco e sanitari della Croce rossa. A bordo c’era un numero presunto di 150-180 persone, in gran parte di origine pakistana, afghana, turca e somala. “Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque e abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto. Aveva 7 anni”. Racconta Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare. “Sono caduti in acqua a 150 metri dalla riva quando, probabilmente, l’imbarcazione ha colpito uno scoglio sommerso” dicono i volontari di Medici Senza Frontiere che per primi hanno raccolto le testimonianze dei sopravvissuti. “Ho visto la carne di Gesù Cristo sulla sabbia – dice commosso don Pasquale Squillacioti, parroco di Steccato di Cutro – Gesù è presente anche in loro, al di là delle varie professioni di fede stamattina sono stato sul posto prima delle celebrazioni, una situazione disastrosa, un’apocalisse. I corpi erano coperti da lenzuola bianche, ho potuto vedere il corpo senza vita di un ragazzino che avrà avuto circa 10 anni”. Le parole che si diranno adesso sono anche troppe, considera amaramente il parroco, “bisogna prendere atto di quello che è successo e in qualche modo, nel nostro piccolo, fare qualcosa, perché le parole in queste circostanze sono sempre fuori posto”.

Le persone migranti provengono da Iraq, Afghanistan, Pakistan, Somalia, forse Siria. Il numero delle vittime potrebbe salire. L’incertezza è dovuta al fatto che i sopravvissuti non parlano un inglese fluente e i soccorritori non hanno numeri attendibili sulle persone a bordo. Secondo alcuni, le persone a bordo sarebbero state 150 o 180, per altri 250. Il barcone, un “caicco” di legno, era partito 4 giorni fa da Izmir, in Turchia. Era stato avvistato per la prima volta sabato sera da un aereo di Frontex in pattugliamento, a 40 miglia marine dalle coste calabresi. I soccorritori erano usciti in mare, con una motovedetta e un pattugliatore della guardia di Finanza, ma il mare agitato non avrebbe consentito di raggiungere il barcone e alla fine i mezzi sono rientrati per non mettere a repentaglio la sicurezza degli equipaggi. Più tardi, presumibilmente nelle prime ore del mattino, l’imbarcazione è stata spezzata in due dalle onde, scaraventando in mare le centinaia di migranti a bordo. Una ricostruzione che ha dato adito ad alcune polemiche e perplessità rispetto alla possibilità che i soccorritori non abbiano fatto tutto il possibile. Perplessità alle quali la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro in tarda serata replica duramente: “Solo insinuare che le nostre unità militari non abbiano volutamente soccorrere l’imbarcazione carica di migranti diretta lungo la costa crotonese, non è solo becera propaganda politica, è un insulto agli sforzi di centinaia di uomini e donne in divisa che per ore hanno lottato con ogni forza, contro il freddo e la furia del mare, per salvare i superstiti e ricercare i dispersi”, incalza l’esponente di Fratelli d’Italia. Gli stessi rappresentanti di Guardia Costiera e Guardia di Finanza, presenti ai massimi livelli a Crotone durante la riunione in prefettura, “hanno sottolineato chiaramente l’oggettiva impossibilità di intervenire a causa delle condizioni del mare forza 7”, prosegue Ferro, dicendo “basta con militanti della sinistra che si presentano nei talk show come esperti di fenomeni migratori per gettare fango non solo sul governo con dichiarazioni gravissime, ma anche sui tanti servitori dello Stato che con dedizione, sacrificio, coraggio, sono impegnati ogni giorno a salvare vite umane”.

Le salme delle 60 vittime finora recuperate sono state trasferite al PalaMilone, un palazzetto dello sport a Crotone. Degli 80 superstiti, 60 vengono accuditi nel Centro richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, altri 21 all’ospedale civile di Crotone, compreso un bambino di 9 anni. Inoltre, i Carabinieri di Crotone hanno fermato un uomo d’origine turca, sospettato di essere uno degli scafisti, e hanno ritrovato il documento di un altro uomo, ancora non rintracciato.

L’arcivescovo Panzetta: “Tragedia serva da monito, chi ha responsabilità si faccia carico delle sofferenze dei migranti”

“Questa ennesima terribile tragedia è un appello alla nostra coscienza, soprattutto a non abituarci a queste tragedie, perché purtroppo il reiterarsi di questi episodi rischia di farli diventare, terribilmente, un’abitudine di fronte alla quale non riusciamo a reagire con le nostre coscienze”, ragiona monsignor Angelo Raffaele Panzetta, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina che non appena appresa la notizia si è recato sul posto. “Queste tragedie devono essere un ennesimo richiamo, un monito, affinché le sofferenze di chi si trova a dover lasciare la propria terra, a dover partire – osserva il presule crotonese – siano prese sul serio da tutti coloro che hanno responsabilità da questo punto di vista, e che sia per tutti noi un appello anche alla partecipazione, per il compito che ognuno ha nella società”.

Occhiuto: che fine ha fatto l’Unione Europea?

“Cosa ha fatto l’Unione europea in tutti questi anni? Dov’è l’Europa che dovrebbe garantire sicurezza e legalità? Che fine ha fatto il dialogo con i Paesi d’origine dei migranti?”, lamenta il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, “domande che, purtroppo, a oggi non hanno alcuna risposta. E chi sta nei territori, a stretto contatto con la realtà di tutti i giorni, è costretto a gestire le emergenze e a piangere i morti”. Il sindaco di Crotone, Vincenzo Croce, si rimbocca le maniche, addolorato, ma chiede il sostegno delle istituzioni: “Affronteremo anche il problema di dove sistemare le salme, Crotone era già in sofferenza, ma ci organizzeremo, anche nei vari paesi. Ci vuole solidarietà anche in questo”.

L’appello del capo dello Stato

Nell’esprimere un profondo “dolore” per il naufragio, il presidente della Repubblica sollecita “un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo, povertà, territori resi inospitali dal cambiamento climatico”. Mattarella ritiene poi “altrettanto indispensabile che l’Ue assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie”.

Le istituzioni europee: “Gli Stati membri debbono trovare una soluzione”

Da Bruxelles, quasi a replicare all’invito del capo dello Stato e delle altre istituzioni italiane, arrivano le prime dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Sono profondamente addolorata per il terribile naufragio al largo delle coste calabresi. La conseguente perdita di vite umane di migranti innocenti è una tragedia – scrive su Twitter -. Tutti insieme, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per il Patto sulla migrazione e l’asilo e per il Piano d’azione sul Mediterraneo centrale”. Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, le fa eco: “Gli Stati membri devono farsi avanti e trovare una soluzione. Ora. L’Ue ha bisogno di regole comuni e aggiornate che ci permettano di affrontare le sfide della migrazione”, scrive sui social network, “la tragedia avvenuta al largo delle coste di Crotone mi lascia rabbia e cuore spezzato. Esistono piani per aggiornare e riformare le norme europee in materia di asilo e migrazione” e gli Stati membri “non dovrebbero lasciarli lì”, inutilizzati.

Il cordoglio del governo, Piantedosi si reca sul posto

“Il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi mi addolora profondamente e ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate”, fa sapere il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in serata è giunto in Calabria per partecipare a un vertice nella prefettura di Crotone. “E’ una tragedia immane che dimostra come sia assolutamente necessario contrastare con fermezza le filiere dell’immigrazione irregolare, in cui operano scafisti senza scrupoli che pur di arricchirsi organizzano questi viaggi improvvisati, con imbarcazioni inadeguate e in condizioni proibitive – considera ancora il ministro -. Resta fondamentale proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze e che non vengano in alcun modo incoraggiate traversate che, sfruttando il miraggio illusorio di una vita migliore, alimentano la filiera dei trafficanti e determinano sciagure come quella di oggi”. Anche la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, in una nota esterna “il suo profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini”, ritenendo “criminale mettere in mare una imbarcazione lunga appena 20 con ben 200 persone a bordo e con previsioni meteo avverse” e “disumano scambiare la vita di uomini, donne e bambini col prezzo del ‘biglietto’ da loro pagato nella falsa prospettiva di un viaggio sicuro”. Il governo è impegnato “a impedire le partenze, e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli stati di partenza e di provenienza – conclude la nota – Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole”.

L’OIM e l’ONU: urgente rafforzare il soccorso in mare

“Il tragico naufragio al largo della costa crotonese conferma l’urgenza di rafforzare il sistema di soccorso in mare, che resta insufficiente, e di aprire più canali di migrazione regolare. L’emergenza non è numerica, è umanitaria”, scrive su Twitter Flavio Di Giacomo, portavoce dell’OIM (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ) del Mediterraneo. L’ Agenzia ONU per le migrazioni, insieme a UNHCR/Acnur esprime “cordoglio per la perdita di vite al largo della costa crotonese”.

“In un contesto storico caratterizzato da persone spinte a fuggire da conflitti e persecuzioni è più che mai necessario rafforzare la capacità di salvataggio, che risulta ancora insufficiente, per evitare tragedie come questa” dichiara Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “È inaccettabile assistere a simili orrori, con famiglie e bambini affidati a imbarcazioni fatiscenti e inadatte alla navigazione. Questa tragedia deve indurre ad agire e agire subito”. “Nel Mediterraneo la vera emergenza non è quella numerica ma quella umanitaria”, aggiunge Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo.

“Questa tragedia dimostra come il fenomeno della migrazione via mare vada affrontato da tutti gli stati europei con un approccio che guardi di più alle molteplici cause che spingono le persone a fuggire sia dai paesi di origine sia da quelli di transito in queste condizioni drammatiche, anche attraverso un maggior sostegno umanitario e allo sviluppo”.

OIM e Acnur rinnovano l’appello per un accesso più ampio a canali sicuri per evitare che le persone debbano ricorrere a viaggi pericolosi in cerca di sicurezza, protezione e una vita migliore. Dopo questa tragedia, secondo il Missing Migrants Project dell’OIM, quest’anno sono almeno 220 le persone morte o disperse lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale.

Il Centro Astalli: lasciar morire in mare è inaccettabile

“Le istituzioni nazionali e sovranazionali non rimangano ferme davanti a questa tragedia” lancia l’appello il Centro Astalli, che chiede un’operazione ampia è strutturata di ricerca e soccorso in mare. “Lasciar morire in mare è inaccettabile – aggiunge Padre Camillo Ripamonti – La politica, di qualunque orientamento, non può non agire per salvare vite umane. Purtroppo le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani. Le migrazioni non si possono fermare ma si devono gestire. In questo il diritto internazionale e la nostra Costituzione indicano l’unica strada percorribile: accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano”.


Foto di James Eades su Unsplash

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