Linee guida deontologiche messe in relazione ai dati dell’ultimo Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes, dove molto rilevante risulta essere la presenza femminile e il ruolo che essa ricopre nell’ambito della complessità del fenomeno migratorio. Di questo e molto altro si è trattato giovedì 15 febbraio al seminario di aggiornamento per giornaliste/i La Carta di Roma: migrazione tra voci autoriali e protagoniste organizzato dal Concorso letterario nazionale Lingua Madre insieme all’Ufficio per la Pastorale dei Migranti – Arcidiocesi di Torino e alla Rete GIULIA (GIornaliste Unite LIbere Autonome).

Con la moderazione di Stefanella Campana, rappresentante del direttivo GIULIA, il seminario ha visto come relatrici e relatori Emmanuela Banfo, giornalista Rete GIULIA, Simone Varisco, ricercatore e curatore del Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes, Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM, Marcella Rodino, giornalista GIULIA e UPM, e Valentina Ippolito, Senior Lecturer in Filmmaking e docente presso la Kingston University London.

Stefanella Campana ha introdotto l’incontro ricordando i progetti e gli obiettivi di GIULIA, l’associazione di giornaliste impegnata a modificare lo squilibrio nell’ambito lavorativo e informativo che riguarda le donne, anche promuovendo un linguaggio privo di stereotipi e declinato al femminile.

Ha quindi dato la parola a Emmanuela Banfo che ha illustrato il testo unico dei doveri del/della giornalista partendo da un punto di domanda: «Come si può informare in modo corretto?». Esistono, infatti, disposizioni e linee giuda che un/una giornalista deve seguire al fine di diffondere una informazione equa e imparziale, termini che oltretutto rientrano nei principi costituzionali e fondamentali delle normative europee. Come descrive bene l’art. 7 del Testo Unico dei doveri del giornalista, occorre evitare le informazioni imprecise e distorte, tutelare l’identità e l’immagine delle/dei migranti di cui si parla o di cui si mostrano le immagini sul proprio giornale ed evitare assolutamente di citare etnia, religione o paese di provenienza nell’indicare la persona nel corso della descrizione dei fatti. Ha poi spiegato accuratamente le regole deontologiche fissate per tutelare il trattamento delle informazioni di richiedenti asilo, rifugiate/i, vittime della tratta e migranti in Italia: tutti termini che non sono sinonimi, ma hanno un significato ben preciso che non è corretto né lecito dimenticare, come illustra il Glossario della Carta.
Da non dimenticare la posizione delle donne che somma spesso quelle che possono trasformarsi in criticità: migranti, femmine, e in molti casi madri.
A conclusione del suo intervento, Emmanuela Banfo ha ricordato ai giornalisti e alle giornaliste in sala che la Carta di Roma è uno strumento a tutela dell’ordine professionale e di tutti i cittadini affinché l’informazione rimanga un bene sociale: «La libertà di pensiero e la libertà di critica non vengono messe in discussione, ma solo il loro abuso che ha l’unico scopo di esercitare violenza».

È quindi intervenuto Sergio Durando, descrivendo le attività della struttura UPM, una realtà che accoglie migliaia di persone ogni anno dovendo affrontare, sempre più spesso, problemi legati alle irregolarità del titolo di soggiorno e il conseguente sfruttamento delle persone. «È importante un cambio di paradigma, di costruzione dell’idea dell’altro/a basato sull’ascolto e sulla narrazione – ha spiegato Durando – esiste una profonda necessità di creare relazioni. Sicuramente bisogna lavorare sulle vulnerabilità delle persone migranti, ma anche sulle nostre paure e sul bisogno di incontro, che sono trasversali alle nazionalità. Riprendere pratiche di comunità nella quotidianità significa creare spazi narrativi, occuparsi della cura, riconoscere il capitale generazionale». Azioni e atteggiamenti che si cerca di coltivare e diffondere con tante iniziative quali il Festival dell’Accoglienza, il ricco programma di eventi che coinvolge ogni anno la città, gestito dalla diocesi di Torino.

Simone Varisco ha invece presentato il Rapporto Immigrazione 2023 concentrandosi in particolare sui dati riguardanti le donne. Un titolo esplicativo quello del suo intervento: Libere di scegliere se migrare o restare, che aveva appunto il compito di illustrare – grazie al contributo statistico (ISTAT) – la realtà del movimento migratorio nel contesto italiano.  Le persone straniere regolarmente residenti dal primo gennaio 2023 sono 5 milioni (8,7% della popolazione totale), di cui il 51% donne, in aumento rispetto all’anno precedente. Tante le voci che hanno contribuito alla redazione del documento, tante le testimonianze incisive, come quella di Rahel Saya dall’Afghanistan che ha dichiarato: «Ho dovuto lasciare una terra in cui essere donna è un crimine».
Varisco ha quindi sottolineato lo svantaggio nelle opportunità lavorative che può riscontrare una donna migrante rispetto a un uomo. I rischi sono innumerevoli: basso salario, violenza, sfruttamento ed esclusione dal mercato del lavoro. Un fenomeno da prendere in considerazione è poi la duplice povertà nell’ambito dell’assistenza familiare, quella delle lavoratrici migranti e quella delle stesse famiglie che ne richiedono le prestazioni ma non possono permettersi di pagare uno stipendio adeguato, costringendo così la dipendente a lavorare in nero. In conclusione, sono stati anche ricordati i rischi legati alla salute: complicanze nella gravidanza, parti e puerperio (25,6%, il 40% dei ricoveri femminili), aborti (un tasso del 2,4% superiore a quello delle italiane), disabilità, malattie croniche rilevanti e invecchiamento.

È successivamente intervenuta Daniela Finocchi con la presentazione del Concorso Lingua Madre e i suoi 19 anni di lavoro sulla letteratura e la migrazione femminile. «Il rischio di una narrazione che non si mette in relazione, che non si apre all’altro/a è di restituire al mondo un’immagine falsa, inesistente – ha detto – le storie, invece, sono importanti e sono in grado di umanizzare e riparare dignità spezzate. Al contempo le cose evolvono e ce ne accorgiamo molto bene con il progetto Lingua Madre che nel corso di quasi 20 anni non ha mai smesso di interrogarsi sui cambiamenti».
Ecco quindi il sottotitolo dell’antologia che è diventato Racconti di donne non più straniere in Italia, aggiungendo un “non più” ormai diventato necessario, e l’attenzione alle parole utilizzate evitando categorizzazioni, procedendo con rispetto e senza fare errori di “appropriazione”. Insomma, una questione complessa che va affrontata mettendosi all’ascolto delle protagoniste «soprattutto in questo momento storico in cui si assiste a uno scarto tra la percezione, l’immaginario dell’opinione pubblica e la realtà».

Si è parlato di migrazione femminile anche in chiave cinematografica grazie a Valentina Ippolito – in collegamento online – che ha scelto di presentare una serie di film le cui protagoniste si trovano a vivere esperienze di spostamento migratorio. Tante le opere citate da Vesna va veloce (1996) di Carlo Mazzacurati a La sconosciuta (2006) di Giuseppe Tornatore, da Il resto della notte (2008) di Francesco Munzi a Mar Nero (2008) di Federico Bondi, e ancora Io sono Lì (2011) o Ibi (2017) di Andrea Segre.  «L’auspicio – ha commentato – è quello di contribuire sempre di più alla costruzione di un’Italia dalle frontiere aperte alla diversità artistica e al dialogo interetnico, un’Italia che accolga le persone migranti attraverso percorsi di integrazione culturale e sociale, per questo non smettiamo di incoraggiare le case di produzione italiane a sostenere le donne migranti nel loro percorso creativo, affinché la loro voce diventi la voce del cinema italiano di migrazione».

Marcella Rodino ha infine approfondito la situazione di cambiamento che riguarda gli studenti internazionali. Un’importante realtà è rappresentata da Uni-Italia – nata nel 2010 per volontà del Ministero degli Affari esteri, il Ministero dell’Università della Ricerca e il Ministero dell’Interno – che ha lo scopo di permettere ai ragazzi stranieri l’accesso alla formazione scolastica italiana. Gli iscritti con provenienze internazionali all’interno degli atenei in Italia sono in continuo aumento e i maggiori paesi di provenienza sono Iran, Cina, Federazione russa, India, Albania, Pakistan, Francia, Camerun e, più recentemente, Marocco.
Il permesso di soggiorno per motivi di studio, inoltre, facilita l’accesso a opportunità lavorative. Questi e queste giovani però hanno spesso difficoltà linguistiche e necessità di lavorare per potersi mantenere, condizioni che li pongono in netto svantaggio rispetto al resto dei propri compagni e delle proprie compagne. Non è quindi sufficiente l’incoraggiamento all’entrata se poi non vengono seguite le sorti di queste e questi studenti, è stato sottolineato.

Tutti gli interventi hanno messo in evidenza come – non solo in campo lavorativo, ma anche in quello sociale, artistico e autoriale – il protagonismo delle donne migranti le renda parte attiva del processo di trasformazione sociale. Depositarie di identità, competenze e ruoli differenti sono infatti capaci di condizionare i mutamenti in atto, agendo in termini di mediazione tra generi, generazioni, contesti di origine e di destinazione.

Il seminario si è così concluso confermando l’appuntamento al prossimo anno con l’obiettivo di ricreare scambi costruttivi riguardo al futuro del giornalismo e della narrazione femminile.

Articolo dal sito del Concorso Lingua Madre

Fotografie di Marcos Dorneles ed Elena Pineschi.

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