Da un report realizzato dalla Campagna Ero Straniero, pubblicato giovedì 4 marzo 2021 da “Vita“, emerge un quadro preoccupante sullo stato di avanzamento delle domande di regolarizzazione.  Tempi lunghissimi e ostacoli burocratici  (dovuti anche al quadro pandemico) hanno fatto sì che al 16 febbraio 2021, dai dati del Ministero dell’interno, emerge che solo il 5% delle domande è giunto nella fase finale della procedura.

“Preoccupante”. Questo il termine scelto dai promotori della Campagna Ero straniero per descrivere il quadro emerso dalla ricognizione svolta in merito allo stato di avanzamento dell’esame delle domande di regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020, in seguito all’intervento del governo col decreto “rilancio” a maggio 2020. Dopo aver raccolto di dati dal ministero dell’Interno e da prefetture e questure nei diversi territori – attraverso una serie di accessi agli atti – e informazioni dalle associazioni di tutela e patronati il quadro emerso è, come si legge in una nota: preoccupante in tutti i territoricon ritardi gravissimi e stime dei tempi di finalizzazione delle domande improbabili, di anni se non decenni.

Il report disponibile insieme ai dati complessivi sul sito della campagna – ha l’obiettivo di mettere a fuoco le criticità riscontrate e chiedere al ministero dell’Interno un intervento immediato per consentire a quante più persone di portare a termine la procedura avviata, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese.

Solo pochi dati: a sei mesi dalla chiusura della finestra per accedere alla regolarizzazione, in tutti i territori considerati la situazione appare grave, con pochissime eccezioni. Al 31 dicembre 2020, delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103, comma 1, del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020), in tutt’Italia erano stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71% del totaleAl 16 febbraio 2021, dai dati del ministero dell’interno, emerge che solo il 5% delle domande è giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6% è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso di soggiorno.

“Ma le conseguenze di tali enormi ritardi sono molto pesanti non solo sulla vita di chi ha fatto richiesta di emersione ed è ancora in attesa di risposta, costretto nel frattempo a restare nell’incertezza e nella precarietà”, continua la nota. “La situazione appare grave anche nella prospettiva dell’emergenza sanitaria e della campagna vaccinale anti-Covid in corso nel nostro Paese: è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti esca il prima possibile dall’invisibilità, in modo da poter garantire l’accesso alle cure, una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione”.

C’è poi un altro aspetto da prendere in considerazione: un anno fa, con lo scoppio in Italia della pandemia, si è alzato il grido d’allarme delle associazioni di categoria sul rischio di uno stop al comparto agroalimentare senza l’arrivo di lavoratori stranieri stagionali impossibilitati a entrare nel nostro Paese. Da qui la richiesta al governo da parte del mondo produttivo, delle associazioni, dei sindacati e della società civile per un provvedimento straordinario di emersione che a fine maggio si è concretizzato. A un anno di distanza, si sottolinea “sarebbe paradossale, di fronte a tale rischio, non portare a conclusione rapidamente, nelle prossime settimane, le decine di migliaia di pratiche in istruttoria”.

Infine, ribadiscono i promotori della Campagna, “non è sufficiente un provvedimento straordinario per affrontare l’irregolarità, come abbiamo visto accadere con le sanatorie negli ultimi vent’anni, sottoponendo la pubblica amministrazione e il mondo del lavoro a continue maratone senza risolvere alla radice la questione. Serve un intervento a lungo termine che permetta di ampliare le maglie della regolarizzazione e favorire l’integrazione, e cioè uno strumento di emersione su base individuale e sempre accessibile, che dia la possibilità a chi è senza documenti di mettersi in regola a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o se si è radicati nel territorio, come accade, per esempio, in Germania o in Spagna. E serve, più a monte, introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose”.

Viene inoltre ricordato dai promotori della Campagna che questo genere di soluzioni sono “previste nella proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero dal titolo Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari, depositata in Parlamento il 27 ottobre 2017 con oltre 90mila firme e ora all’esame della Commissione affari costituzionali della Camera. Una proposta legislativa che rappresenta un forte segnale di discontinuità rispetto alla normativa esistente, la quale ha dimostrato ormai di essere del tutto inefficace per gestire le politiche di ingresso e soggiorno nel nostro Paese. Una riforma di cui c’è sempre più bisogno, visto l’aumento dell’impoverimento e della precarietà a cui stiamo assistendo, ma che il Parlamento fatica a fare propria”.

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