Una chiesa che lascia traccia nei cuori, che rischia, insegna, impasta, una chiesa che è buona come il pane appena sfornato, che è famiglia… Queste le immagini che i cappellani delle comunità etniche hanno suggerito all’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia come espressione della chiesa torinese del futuro durante la sua visita pastorale il 19 febbraio scorso presso la sede dell’Ufficio Pastorale Migranti.

La visita di mons. Cesare Nosiglia si inserisce nell’animazione pastorale voluta dall’Arcivescovo sul tema “Chiesa in uscita” in preparazione all’assemblea pastorale diocesana prevista nei prossimi mesi. Dopo l’introduzione dell’Arcivescovo, abbiamo ascoltato con attenzione la lettura dell’episodio dei discepoli di Emmaus, brano biblico scelto per accompagnare la riflessione sull’esperienza delle comunità cristiane durante il periodo di chiusura.

Come la passione e la morte hanno suscitato interrogativi nei cuori dei discepoli di Emmaus; allo stesso modo l’attuale pandemia pone domande rilevanti per il nostro impegno cristiano oggi. Dalla condivisione delle esperienze emerge che la pandemia ha avuto un profondo impatto sulla vita delle nostre comunità. Ha permesso di evidenziare i punti di forza e di debolezza del nostro essere cristiani. Ma una cosa rimane certa: nessuna cappellania vuole rinunciare alla speranza. Come i discepoli di Emmaus, hanno il cuore che arde di fede e vogliono ripartire con la certezza che le parole di incoraggiamento dell’Arcivescovo hanno aperto gli occhi a tutti come ha fatto la condivisione del pane a Emmaus.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy