di Alberto Gaino

Nell’ultimo consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi, lunedì 10 ottobre, si è approvato in extremis il Ddl di riforma dell’assistenza socio sanitaria di oltre 3 milioni di anziani non autosufficienti che verrà inevitabilmente ridiscusso dal nuovo governo di centro-destra. E’ un provvedimento che interessa  tanto le persone più fragili, fra noi, quanto quelle che si prendono cura di esse, in gran parte donne e per la stragrande maggioranza migranti. Solo le badanti oggi al lavoro in Italia sono oltre 2 milioni, per il 57 per cento irregolari. Costituiscono un “esercito” invisibile che consente ai nostri anziani di continuare a vivere a casa loro e di non doversi ritirare in una RSA.

Una ricerca della Comunità di Sant’Egidio ha evidenziato che i morti dovuti al Covid fra la popolazione più fragile sono stati percentualmente molto inferiori rispetto ai ricoverati nelle strutture sanitarie assistite. Contare su una riforma della cura che valorizzi l’assistenza domiciliare – tuttora ridotta al lumicino per numero di assistiti e quantità delle prestazioni – è fondamentale rispetto al diritto ad una vita dignitosa, specialmente se riguarda gli ultimi anni di vita. E sapere che se ne occuperanno necessariamente tante persone emigrate in Italia da paesi lontani diventa il segno dell’inutilità di  costruire muri fra italiani e stranieri. A meno che non si voglia avere a disposizione personale in nero, sottopagato ed anche non formato e poco motivato.

Se n’è discusso trasversalmente in numerosi incontri promossi dal Festival dell’Accoglienza di quest’anno. Da ultimo nel corso del dibattito, di ieri, 11 ottobre, sul “Coinvolgimento della società civile nell’accoglienza sanitaria” dei più vulnerabili fra noi, in primo luogo chi vive in strada, non ha documenti ed è senza diritti per definizione. Questo genere di accoglienza ha incrociato naturalmente anche i più poveri di mezzi e strumenti fra gli anziani. Il Covid ha associato gli uni e gli altri nei quartieri più degradati delle città, sicché è diventato inevitabile considerare la pandemia il termometro della crisi del nostro sistema sanitario rispetto a chi non può pagarne le prestazioni di tasca propria.

IL LENTO CAMMINO DEI DIRITTI: IL COINVOLGIMENTO DELLA SOCIETÀ CIVILE IN PERCORSI DI ACCOGLIENZA SANITARIA (Festival dell’Accoglienza, martedì 11 ottobre 2022)

L’ha detto senza mezzi termini Giulio Fornero, direttore sanitario di Camminare Insieme ODV: “In Italia l’aspettativa media di vita è fra le più alte dei paesi occidentali. Ma è anche vero che abbiamo avuto la maggiore mortalità da Covid della medesima area. Le vittime sono gli anziani con pluripatologie rispetto ai quali l’Italia ha un sistema sanitario efficiente in passato e in forte arretramento oggi, per di più, rispetto ai più fragili, incapace di fornire assistenza domiciliare agli stessi costi degli altri paesi occidentali. Noi di Camminare insieme arriviamo a questo ragionamento partendo dalla specificità dei nostri servizi, dedicati agli ultimi. Abbiamo constatato quante vittime vi siano state anche fra i senza fissa dimora, fra le stesse badanti, i migranti in condizioni abitative di sovraffollamento. ”

La pandemia ha colpito tutte le classi sociali ma ha fatto la differenza con i più poveri e vulnerabili.

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