Nel 2018 cancellata la protezione umanitaria, dopo Cutro smantellata quella speciale.

Presentazione torinese del Report 2022 Il Diritto d’Asilo, a cura della Fondazione Migrantes che, per chi non lo sapesse, è l’organismo pastorale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). L’attacco al governo di centrodestra sul “decreto Cutro” è durissimo: “Più di cento migranti le vittime, fra morti e dispersi, oltre un terzo bambini, di un naufragio vicino alla costa calabrese senza che si sia tentato di portare soccorso. Un crimine su cui spero si faccia luce e si accertino le responsabilità. Che cosa ha fatto, dopo, il governo? E’ andato a riunirsi a Cutro, scegliendo il luogo e il naufragio come simbolici per varare un decreto che renderà molto più difficile la protezione dei migranti.”

Così dice Maria Cristina Molfetta, principale curatrice del dossier.

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Quale futuro?Con il decreto Cutro – conviene Livio Neri, avvocato – si realizza il paradosso di cancellare, sia pure non completamente, la protezione speciale delle persone migranti nel riconoscimento della loro integrazione sul territorio italiano attraverso i legami costruiti qui, la conoscenza della nostra lingua, il buon rapporto instaurato negli ambienti condivisi di vita. Il decreto azzera ogni processo di integrazione e intende creare un clima ostile verso queste persone venute in Italia a chiedere asilo per motivi più che giustificati.”

La protezione per “casi speciali” accordata per un anno (condizioni di salute di “particolare gravità”, “calamità”, “atti di eroismo civile”)  è stata introdotta in Italia nel 2018 con il decreto Salvini che ha contestualmente cancellato quella umanitaria. Ma è diventata ampia protezione speciale nel 2020 con una legge del centrosinistra (Conte era presidente del consiglio di entrambi i governi).

Nell’anno successivo è stata riconosciuta a 7.092 persone, “quasi il 14% di tutti i richiedenti del 2021”, per lo più provenienti da Afghanistan, Nigeria, Pakistan e Bangladesh. Nel 2022 la percentuale di riconoscimenti è salita al 18 per cento dei richiedenti da gennaio a settembre. Secondo dati UNHCR, nel 2021 in Italia vivevano 145mila rifugiati “in senso ampio, cioè beneficiari di uno status di protezione: poco più di 2 ogni mille abitanti”, nettamente al di sotto degli standard europei, della Germania in particolare.

Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi torinese: “La logica dell’emergenza continua ha il senso, di fronte ad una progressiva riduzione di risorse e opportunità, di creare nuove figure di fantasmi nel nostro Paese, destinate ad essere sfruttati da ogni sorta di sopraffattori, dagli scafisti per l’estrema esiguità di ingressi attraverso canali sicuri, ai caporali nei campi e nell’edilizia, per non parlare di altri settori, infine per la casa: senza documenti non sei nessuno e puoi essere sfruttato. Questa politica vanifica gli sforzi del volontariato.”

Ancora Molfetta: “Si grida all’emergenza per poter fare soltanto propaganda e nemmeno più informazione di parte. Il ministro dell’Interno mente spudoratamente e il presidente del Consiglio parla del suo governo come di chi finalmente promuoverà solo ingressi legali attraverso canali sicuri, combattendo così gli scafisti coi fatti. Invece, il decreto flussi prevede per quest’anno 82mila ingressi per permesso di lavoro di chi è già in Italia o ne è uscito temporaneamente: i lavoratori stagionali della terra, estremamente ricattabili perché, a far domanda per loro, sono i datori di lavoro. Se i migranti non si adeguano a orari e paghe non verranno ripresi. Questi sono i canali legali del governo, questa è la sua politica appositamente emergenziale, mentre proprio in Calabria, dopo che, dall’estate scorsa, sono ripresi gli sbarchi sulle sue coste, di oltre settemila nuovi migranti, avete mai sentito sindaci e prefetti andare in tv a dire che erano troppi per essere accolti?”

Il Report 2022 fa chiarezza con i dati dell’immigrazione: dal 2016 a fine 2022 sono entrate in Italia attraverso i canali sicuri predisposti da comunità e associazioni religiose circa 5 mila persone, per lo più nuclei familiari e minori soli.

Le richieste di asilo sono state 53.500 solo fra gennaio e metà settembre 2022, un centinaio in più nell’intero anno solare precedente; erano invece precipitate a 27 mila nel 2020 di “lockdown pandemico”; valori nettamente al di sotto dei livelli raggiunti nel biennio 2016/2017 con 254 mila persone che avevano chiesto protezione in Italia. Altro che emergenza!

 Il quadro “emergenziale” si completa con i dati relativi agli esiti delle procedure di asilo: negativi per l’81 per cento delle domande del 2019, per il 76% l’anno dopo e per il 58% nel 2021. Si può notare che i dinieghi sono scesi restando ampiamente sopra la soglia del cinquanta per cento. Stesso trend nei primi otto mesi del 2022: le domande di asilo respinte sono state il 55%.

Il trend italiano rispetto al diritto di asilo per ragioni umanitarie è in linea con quello europeo, considerati anche gli esiti positivi in seguito ai ricorsi presentati. Non è certamente un dato incoraggiante pensando al futuro: nel 2021 l’età dei nuovi richiedenti asilo nei  paesi Ue ha riguardato bambini e preadolescenti per il 23 per cento del totale, ragazzi fra i 14 e i 17 anni per un altro 8 per cento. Infine, il 50 per cento era allora fra i 18 e i 34 anni.

L’Europa dei diritti li nega ai migranti. Anzi, costruisce nuovi muri ai suoi confini esterni e all’interno dell’area Schengen: da 315 a 2048 km fra il 2014 e il 2022. Sempre più alti, odiosi e pericolosi, come prova l’uso della concertina, rete metallica a spirale provvista di fitti aculei metallici in grado di lacerare con facilità la carne delle persone.

Non importa se quei muri violano gli articoli 3 e 18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Non importa nemmeno se i migranti aggirano gli ostacoli, sfuggono ai monitoraggi, si affidano necessariamente di più a contrabbandieri e trafficanti, devono affrontare maggiori costi per il loro viaggio verso la sicurezza. Non importa se la politica dei muri costa di più anche alla Unione Europea, che, di conseguenza, per cercare di essere efficiente, calpesta ancora di più i diritti dei migranti esternalizzando la protezione dei propri confini. Così come avviene con i respingimenti verso la Bosnia sulla rotta balcanica e in Libia, sul confine liquido del Mediterraneo, attraverso i finanziamenti Ue e quelli dell’Italia con il Memorandum 2017, tacitamente rinnovato da governi di diverso orientamento.

Solo nel 2021 la cosiddetta guardia costiera libica, che opera in mare su mezzi italiani e istruita da personale italiano, ha riportato nei lager del Paese 32 mila migranti che avevano preso il mare. Il dossier quantifica l’efficienza complessiva delle guardie costiere turca, “libica” (indicata fra virgolette per evidenziarne la composizione per bande di trafficanti) e tunisina nell’intercettare i migranti in mare nel periodo 2016/settembre 2022: oltre 400 mila.

La propaganda, di cui parla Mariacristina Molfetta, vorrebbe quelle persone salvate dalla morte in mare. Inchieste documentate di agenzie Onu, il cui secondo rapporto è stato consegnato a giugno 2022, dimostrano che “La violenza perpetrata in Libia in centri di detenzione, ufficiali e non ufficiali, e contro migranti e rifugiati, è di portata tale da essere considerata crimine contro l’umanità.”

Che te lo dico a fare verrebbe da aggiungere, visto e considerato che la Libia o ciò che ne resta è notoriamente diventato un territorio di illegalità diffusa e spesso crudele contro le figure più fragili: i migranti. Tant’è che si stanno moltiplicando le rotte attraverso il mare per evitare la Libia come luogo di partenza. Quella dall’Africa Occidentale, che trova nelle isole Canarie la porta d’ingresso in Europa, è una delle ultime ed è fra le più pericolose: nel 2021, a fronte di 22.504 sbarchi, hanno perso la vita nel tratto attraversato di Oceano Atlantico 1.109 persone. Nel Mediterraneo ne sono annegate 44 mila negli ultimi 22 anni di traversate.

Ai discorsi, cari a certa politica, di distinguo fra le vittime di conflitti, che comunque teniamo fuori dall’Europa anche con respingimenti alle frontiere senza prendere in esame le domande di asilo (push back), e i cosiddetti migranti economici, il Report 2022 della Fondazione Migrantes contrappone il “quadro dello sradicamento forzato nel mondo che, entro maggio 2022, ha coinvolto 103 milioni di persone negli spostamenti all’interno dei loro paesi e al di fuori, 13,6 milioni in più rispetto a fine 2021.”

Certo, i conflitti armati hanno avuto il loro peso, così come le repressioni sanguinarie dall’Afghanistan, all’Iran, alla Siria e altrove. Il dossier elenca 46  guerre, a cominciare da  quella in Ucraina che ha provocato oltre 14 milioni di profughi rifugiatisi altrove e quasi per metà già rientrati nel loro paese. Ma si fugge anche dalle dittature, dai paesi di negazione dei diritti civili più elementari, dalla povertà estrema che, nel 2022, secondo la Banca Mondiale, ha coinvolto fra i 657-677 milioni di persone costrette a vivere con meno di 2 dollari al giorno. Nel 2021 le persone sottoalimentate sono state il 9% della popolazione mondiale.

Le diseguaglianze sociali, accentuate dalla pandemia di Covid-19, hanno provocato uno spaventoso fenomeno nei paesi più poveri (anche di diritti) delle persone ridotte  spesso in forme di schiavitù non tradizionale, cioè costrette a lavorare “contro la loro volontà”: 27,6 milioni nel 2021, con aumento di 2,7 milioni nei soli precedenti cinque anni.

In quella folla sterminata sono stati contati 3 milioni di bambini. “Siamo lontani dall’obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile di cancellare la schiavitù minorile a livello globale entro il 2030” si osserva nel dossier. Ed è il dato più preoccupante insieme a quello, di schiavitù più tradizionale, di 6,3 milioni di persone “in situazione di sfruttamento sessuale, per l’80% donne, ragazze, bambine.”

Dai tanti numeri del dossier ne peschiamo alcuni  che riguardano i minori stranieri giunti in Italia non accompagnati e “censiti” a settembre 2020: 15.737.  Vi sono anche gli ucraini (5,28 per cento del totale) ad aver contribuito ad incrementare del 94 per cento la quota minorile dell’immigrazione in un solo anno. Il 20% ha fra i 7 e i  14 anni, gli under 7 sono 583 fra bambini e bambine soli.

Le diseguaglianze nell’accesso all’acqua – con oltre 2 miliardi di persone che vivono in paesi di scarsità idrica – introducono il nuovo grande tema dei migranti a causa dei cambiamenti climatici per cui non è prevista ancora alcuna forma di protezione umanitaria internazionale. Si fugge da “disastri ambientali, siccità e processi di desertificazione”. Il dossier elenca i rifugiati per cause climatiche: 11.500.000 per tempeste (cicloni, tifoni, uragani e fenomeni d’altro tipo), 10.100.000 per inondazioni, 451.000 per incendi boschivi, 240.000 per siccità, 37.000 per smottamenti….

Secondo il monitoraggio IDMC (Global Report on Internal Displacement 2022), dei 38 milioni di sfollati all’interno dei loro paesi nel 2021 “23,7 milioni erano stati spinti alla fuga da eventi naturali estremi.”

Tutti questi dati riportano alla stima del superamento della quota più che simbolica di 100 milioni di migranti nel mondo del 2022. Stima che autorizzerebbe la fortezza Europa a temere l’invasione. “Ma non è così – avverte l’antropologa Molfetta – dal momento che 40 milioni sono rimasti in Africa, 31 milioni in Asia, 14 milioni in America Latina. Ciò che purtroppo fa la differenza è che il 74 per cento dei rifugiati è accolto in paesi a basso e medio reddito, la maggioranza in paesi confinanti ai loro, oltre uno su cinque in paesi che sono fra i più poveri del mondo.”

In Italia, fra il 2021 e il 2022, sono giunte via mare fra le 67mila e le 70mila persone in entrambi gli anni. Niente al confronto delle masse di rifugiati che restano nel mondo povero. Ed è per questo che il “decreto Cutro”, con l’attacco alla protezione speciale appare particolarmente odioso. Lo testimonia per tutte quelle raccontate nel dossier la storia di Nasrin, entrata in Italia nel 2013 con un  visto per motivi di studio che la porta ad iscriversi al corso di laurea milanese di Economia e Statistica. In sette anni sostiene 9 esami, ma sin dal suo arrivo a Milano deve lavorare come commessa in un negozio di moda.

Nasrin riesce ad affittare un appartamento e a farsi raggiungere dalla sorella. Dopo alcuni anni di precariato, ha conquistato un contratto regolare ma la Questura le rifiuta il rinnovo del permesso di soggiorno non avendo Nasrin sostenuto un numero minimo di esami annui. Allora lei richiede un permesso di soggiorno per protezione speciale (ha un lavoro regolare, casa, relazioni, è integrata). Ottiene una ricevuta che attesta l’avvio della procedura. Ma, adesso, dopo il “decreto Cutro” che ne sarà della sua protezione speciale? Che ne sarà di Nasrin che ha reciso ogni legame con l’Iran?

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Testo di Alberto Gaino

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