Esce il 27 ottobre nelle librerie fisiche e online il nuovo libro di Giuseppe Giunti e Marina Lomunno della collana «Educare perché», pubblicato da Effatà Editrice: “E-mail ad una professoressa / Come la scuola può battere le mafie”. Persone che hanno vissuto il carcere, che collaborano con la giustizia, che hanno ricostruito la propria esistenza, parlano della scuola come principale strumento per sconfiggere la criminalità mafiosa: «Se non aggiustate la scuola la camorra vincerà sempre; la camorra ha paura della scuola perché vive nel silenzio, la scuola insegna le parole» (un detenuto).

Nel centenario dalla nascita di don Milani, il titolo richiama il famoso libro del priore e maestro di Barbiana «perché il suo messaggio rimane attualissimo e purtroppo ancora incompiuto».

Ogni capitolo si apre con una frase tratta da Lettera a una professoressa: sono testimonianze e riflessioni sulla scuola scritte da persone che hanno vissuto il carcere, che collaborano con la giustizia e che, grazie all’istruzione, hanno ricostruito la propria esistenza. E poi, un giudice minorile, una dirigente scolastica, una scolaresca che risponde alla lettera di una ex detenuta.
La scuola senza muri fisici e senza mura culturali. La scuola come principale e indispensabile strumento per sconfiggere la criminalità di stampo mafioso. Pagine importanti per chi si occupa di carcere, ma anche per chi lavora nell’ambito scolastico come insegnante e come studente. Imprescindibili per chi ha in carico minori e persone disagiate.

I proventi dei diritti d’autore saranno devoluti alle famiglie dei collaboratori di giustizia che segue Fra’ Beppe nel carcere di Alessandria.

Giuseppe Giunti, dei Frati Minori Conventuali, nasce a La Spezia nel 1948. Svolge il servizio educativo nella scuola pubblica come docente di IRC, dalle Medie al Liceo classico, nella pastorale giovanile in parrocchia a Torino, a Genova e ad Assisi. È formato-
re itinerante delle cooperative sociali Coompany& e Coompany2 presso il carcere San Michele di Alessandria, e accompagna da anni uomini in carcere che hanno deciso di fornire il loro contributo per la lotta al crimine organizzato, i collaboratori di giustizia.

Marina Lomunno, nata a Torino, sposata, una figlia, giornalista professionista, è coordinatore redazionale del settimanale diocesano di Torino «La Voce e il Tempo». Laureata in lettere moderne con una tesi sulla comunicazione della Chiesa torinese dal Concilio Vaticano II a Giovanni Paolo II, dal 1990 collabora con il quotidiano «Avvenire» e altre testate cattoliche. Per Elledici ha pubblicato nel 2015 “Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrante Aporti”; sempre per Elledici ha curato la voce «Carcere» per Il Vocabolario di Papa Francesco (2016). Per «La Voce e il Tempo» ha ideato e cura la rubrica «La Voce dentro» sui temi della detenzione.

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