Sabato 16 dicembre 2020, Redattore Sociale, articolo di Eleonora Camilli

ROMA – Durante la pandemia da Covid 19 la stampa nazionale ha continuato a parlare di immigrazione, anche se le notizie, specialmente sulla stampa mainstream sono diminuite. Il tema è comunque entrato nei titoli dei quotidiani anche nei primi 10 mesi dell’anno: sono stati in tutto 6.402 i titoli sui migranti pubblicati da gennaio a ottobre 2020, in media un titolo ogni 4 persone arrivate via mare nello stesso periodo. A fare il quadro è il Rapporto 2020 di Carta di Roma dal titolo Notizie di transito.

Stando ai dati sono 21,3 i titoli al giorno sui migranti, con un’attenzione crescente nel periodo estivo: se infatti ad aprile (in piena emergenza coronavirus) si registravano 12,9 titoli al giorno, ad agosto il numero schizza a 30,1. “Le dieci testate più prolifiche sulle migrazioni sono Avvenire, La Verità, Libero Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Messaggero, Il Fatto Quotidiano. Da sole raccolgono il 67% di titoli sul tema.

“In Italia c’è sempre una dissociazione profonda tra realtà e percezione. Per molto tempo la criminalità degli stranieri è stato l’elemento caratterizzante dell’informazione sul tema. Quest’anno non è così, non solo: l’evidenza nei titoli sugli immigrati crolla in alcuni momenti, come a marzo, e riprende in altri, in particolare in estate. Questo perché è salito alla ribalta un altro straniero: uno straniero senza volto, il virus – spiega il sociologo Ilvo Diamanti -. La comunicazione e la politica hanno bisogno della paura e da un anno a questa parte straniero fa meno paura, anzi non fa più notizia”.

L’attenzione alta sulla migrazione continua a essere una conseguenza della tematizzazione politica del fenomeno. Tra le parole maggiormente evocative quelle che riguardano gli sbarchi, i casi giudiziari dell’ex ministro Salvini legati a Open Arms e Gregoretti, la questione sanitaria relativa alla pandemia e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri, specialmente in agricoltura.  Il “campo” resta il luogo simbolo sia come contenimento dei rifugiati (campo profughi) che come luogo di impiego (campi agricoli). Ci sono poi i luoghi dell’approdo (porti) e il mare. Tra i protagonisti dei titoli spiccano i personaggi politici italiani, ma anche internazionali (come Erdogan).

La parola simbolo resta “virus” che si lega spesso all’ipotesi del trasporto e diffusione del contagio da parte dei migranti. Carta di Roma ha infatti raccolto in 4 gruppi semantici le notizie relative all’immigrazione (accoglienza, allarme, lavoro e politica) rilevando come il cluster “allarme” sia quello più corposo. In questo caso è il linguaggio emergenziale a emergere: si ricorre spesso al lessico bellico (guerra) che richiama l’idea dell’invasione.

In controtendenza con gli anni passati scompaiono quasi del tutto i titoli che legano l’immigrazione alla criminalità: secondo il rapporto “la cornice criminalità è stata sostituita da un’altra cornice negativa, quella dell’allarme sanitario per il Covid 19 e del rischio della diffusione del contagio”. Come fenomeno nuovo, infatti, si rileva la stigmatizzazione dei migranti come possibili “untori”.

Il 13% dei titoli sui migranti è legato all’allarme sanitario. In particolare, sono 4 le principali categorie di stigmatizzazione: il dubbio sull’origine del virus, il binomio immigrazione-malattia, le regole differenziate per i migranti e il costo economico dell’assistenza. “Questi casi contravvengono ai principi e alle buone pratiche di copertura della pandemia – si legge nel report – alimentando lo stigma verso potenziali malati e amplificando il ruolo di un gruppo specifico nella diffusione del contagio, fino a spolverare storiche e letterarie credenze e dicerie sugli untori”.

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