Il 23 giugno è stato inaugurato in via Madonna de la Salette l’hub sociale Spazi connessi presso le strutture dei Missionari di Nostra Signora Madonna de la Salette che comprende due strutture riqualificate dalla Diocesi di Torino: La Salette – Residenza Transitoria Collettiva già in attività da oltre un quinquennio e Ma.Ri. House – Maria Riconciliatrice House, struttura appena risistemata e destinata a co-housing.

di Marcella Rodino

In via Madonna de la Salette n. 12 la Diocesi è impegnata con la Residenza Transitoria Collettiva ormai dal 2014 per provare a “trasformare l’inopportuno in un’opportunità”. I protagonisti sono una novantina di migranti provenienti dalle palazzine sovraffollate del MOI, un ex pensionato chiuso, la Congregazione religiosa Missionari della Madonna de la Salette e la Diocesi di Torino.

Di fronte all’occupazione della palazzina da parte dei migranti, la Diocesi e la Congregazione hanno deciso di intraprendere la strada più complessa che ha portato a sperimentare uno spazio di accoglienza avviando un lungo dialogo con gli “occupanti” e con il “Comitato di solidarietà profughi e rifugiati” (gruppo di volontari già attivo presso il MOI e conosciuto dagli occupanti) e accettando la sfida di trasformare l’occupazione dello stabile di proprietà ecclesiastica in una possibile risposta a un bisogno sociale.

E’ nata quindi l’Associazione Insieme per accogliere Onlus, ente strumentale della Diocesi, per portare avanti un progetto ambizioso e sperimentale di realizzazione di una Casa Transitoria Collettiva come quella de la Salette che in questi anni ha suscitato l’interesse di realtà nazionali ed europee che sul tema dell’abitare lavorano.

A raccontare l’esperienza è Chiara Sartoris, collega dell’Ufficio Pastorale Migranti che è impegnata nel progetto sin dagli inizi.

Quali sono gli attori coinvolti nel processo di costruzione del progetto partecipato?

L’equipe di lavoro è formata da Insieme per accogliere, dagli abitanti, dal Comitato profughi e rifugiati, dalla Cooperativa Orso quale ente operativo e facilitatore dei processi, da Luoghi possibili e dagli Architetti Senza Frontiere Piemonte Onlus.

C’è sempre un primo passo da compiere. In questo caso, qual è stato?

Creare un progetto che portasse al miglioramento delle condizioni abitative attraverso un percorso di riqualificazione dell’immobile e l’adeguamento dell’edificio alle nuove esigenze e norme, attivando contemporaneamente l’accompagnamento sociale degli abitanti per la costruzione di un abitare partecipato e responsabile. A ristrutturazione conclusa, la nuova struttura prevedeva una suddivisione funzionale, per piano, di camere e servizi comuni.

Com’è stata possibile la riqualificazione fisica della struttura con 90 ospiti residenti?

Il cantiere, avviato nella seconda metà del 2015, ha necessitato di una complessa organizzazione, con un piano di sicurezza studiato all’uopo, per evitare il trasferimento altrove degli abitanti durante i lavori. Gli interventi sui cinque piani sono stati quindi realizzati piano per piano con traslochi collettivi a rotazione verso il seminterrato, utilizzato come appoggio temporaneo in attesa di tornare al proprio piano. Il cantiere ha visto partecipare attivamente gli abitanti.

Persino l’impresa che ha effettuato i lavori ha colto la filosofia di fondo del progetto e si è prestata a chiudere il cantiere alla fine dei lavori su ogni singolo piano per permettere agli abitanti di tinteggiare tutti i locali e riportare i propri mobili nelle camere, con uno spirito di mutuo soccorso di tutti i residenti, per non bloccare troppo a lungo la riapertura del cantiere in un’altra area.

Quando sono terminati i lavori di ristrutturazione?

I lavori si sono conclusi nell’estate 2017 e la riqualificazione energetica effettuata ne permette una classificazione in fascia A (cappotto, caldaia a condensazione, pompe di calore, ecc..), unico edificio ad uso di residenza collettiva in Torino con tale livello.

Accanto alla riqualificazione fisica della struttura, il progetto prevedeva l’accompagnamento sociale e il supporto agli abitanti. Ci puoi spiegare com’è avvenuto?

Relativamente alla dimensione di accompagnamento sociale e supporto agli abitanti l’intervento si è caratterizzato per la scelta di “non interferire” nei percorsi degli abitanti, mantenendo le forme di autonomie costruite nella casa e dentro il proprio sistema di relazioni, prestando attenzione alla naturale emersione delle progettualità delle persone. Le azioni di sostegno si svolgono tuttora solo su esplicita richiesta da parte degli abitanti e si è aperto uno sportello interno alla struttura con cadenza tri settimanale, in cui offrire un servizio “leggero” di informazione, orientamento, ed accompagnamento per i casi più vulnerabili, ai servizi del territorio (anagrafe, agenzia delle entrate, asl, centri di formazione linguistica, agenzie di ricerca attiva del lavoro….) e di tutela legale. Visto il forte disorientamento iniziale degli abitanti rispetto ai servizi a loro disponibili sul territorio ed alle loro funzioni si è intenzionalmente optato ad indirizzare gli abitanti verso l’esterno, con un monitoraggio a distanza, invece di erogare tutti i servizi all’interno, in modo da aumentare la loro autonomia anche in questi settori. Per la maggioranza degli abitanti lo sportello oggi ha sempre più un compito di verifica di procedure e documenti da esibire presso i vari servizi, eccetto per l’invio di documentazione o prenotazioni on line di appuntamenti, nuova problematica di non poco conto sorta con l’emergenza sanitaria COVID.

Come si è lavorato sulla costruzione di un abitare partecipato e responsabile?

A fine lavori di ristrutturazione, hanno avuto inizio le azioni di accompagnamento per arrivare in modo condiviso con gli abitanti alla definizione delle regole di coabitazione, incluso l’uso e la cura quotidiana degli spazi, alla definizione di un patto e regolamento a cui ogni singolo abitante deve aderire per poter ottenere la residenza in convivenza, e alla costruzione dello schema gestionale nel rispetto delle molteplici esigenze di un luogo e di persone che non condividono interessi comuni.

L’obiettivo è molto ambizioso. Ce ne vuoi parlare?

Il processo è stato lento, lungo e non poco difficoltoso e frustrante sia per gli operatori che per gli abitanti ed è in continua evoluzione. Le aspettative degli uni e degli altri non sempre sono coincise. Nel tempo si è comunque rinforzato il senso di appartenenza al piano ed ormai è consolidato un meccanismo di autoorganizzazione per la pulizia degli spazi comuni e la gestione differenziata dei rifiuti Non sono mai stati fatti interventi sugli spazi dei singoli ma si è potuto verificare che il livello di cura delle camere e degli spazi condivisi è aumentato molto nel tempo, quale indicatore dell’assunzione di responsabilità verso la casa e di un maggior benessere individuale.

Anche la necessità del pagamento di un regolare contributo mensile alle spese ed utenze è ormai diventata una convinzione comune a tutti ed il contributo versato all’Associazione Insieme per Accogliere a parziale copertura di quanto esborsato dalla Diocesi per la gestione dell’edificio sta diventando sempre più consistente anche se ancora molto lontano dall’importo necessario per la completa autonomia finanziaria dell’edificio. Per questo però occorre passare a un’aliquota di contributo superiore, cosa per cui gli abitanti non sono ancora pronti.

Attualmente la struttura può dare la residenza in convivenza a 64 persone in modo transitorio, senza scadenze predefinite, nel rispetto dei tempi e dei progetti personali degli abitanti. Le persone che sono passate da La Salette e vivono altrove per motivi di lavoro, considerano La Salette un loro punto di riferimento a Torino, vi soggiornano come ospiti, vivendo questo spazio ancora come il loro. Chiara ci ha parlato delle fatiche, delle frustrazioni che progetti sperimentali e partecipati come questo possono ingenerare. Ma quel ritorno, quello spazio che continua a essere condiviso anche se lontani, ci fa pensare che l’obiettivo principale che anima il nostro lavoro come Pastorale Migranti sia stato raggiunto. Almeno per alcuni degli abitanti che in via Madonna de La Salette transitano o sono transitati.

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