Il report Diritto d’Asilo 2024 le chiama «Suore di Frontiera» e a loro è dedicato un capitolo nell’8a edizione del
rapporto curato dalla Fondazione Migrantes presentato venerdì scorso a Torino, nella sede della Pastorale Migranti presso il Distretto sociale Barolo, presenti tra gli altri il Vescovo ausiliare mons. Alessandro Giraudo, Raffaella Dispenza, Viceprefetto e Sergio Durando referente Pastorale migranti della diocesi.
Le «Suore di Frontiera» sono religiose di diverse congregazioni che, dalle regioni del Nord Italia alla Sicilia, offrono accoglienza e forniscono assistenza a migranti, a poveri, a vittime di discriminazione e violenza, a persone socialmente fragili e vulnerabili.
Presidiano frontiere sia fisiche che esistenziali, spesso operano in collaborazione con enti locali, associazioni laiche e strutture sanitarie, costruendo percorsi di integrazione e riscatto, organizzando corsi di lingua e altre iniziative educative. «Le religiose» si legge nel report «sono animate da un carisma che intreccia fede e giustizia sociale, lavorano quotidianamente con minori, migranti in transito, donne vittime di tratta, operano nei Cpr e sono segno di resistenza solidale in un contesto di
frontiera’ che necessita di politiche più inclusive, interventi pubblici che possano migliorare la gestione dei fenomeni migratori, di azioni che vedano protagonisti tutte le istituzioni, religiose e civili, per cercare di costruire una società più giusta e accogliente».

Nel mondo – si legge nel dossier presentato da Maria Cristina Molfetta di Fondazione Migrantes curatrice dello rapporto con Chiara Marchetti – sono 122 milioni le persone che a causa di guerre, persecuzioni, effetti devastanti del cambiamento climatico sono costrette a lasciare il loro luogo d’origine «persone in sradicamento» forzato come vengono definite nel rapporto e, di questi il 40% sono bambini e adolescenti. E sono 56 le aree teatro di conflitti bellici con decine di migliaia d vittime civili; le conseguenze dei mutamenti del clima, provocando tempeste e inondazioni, coinvolgono 26,4 milioni di persone e, per le popolazioni di 42 Paesi, gli effetti della guerra si sono sommati a quelli del surriscaldamento del pianeta.
«Dietro a questi numeri ci sono volti, vicende, persone» ha ricordato mons. Alessandro Giraudo, «e ciò deve rafforzare l’impegno nella sfida a non smarrire il senso che papa Francesco, in occasione della 110a Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, consegnava in quel messaggio dell’essere un popolo che cammina nella storia, perché questa è l’essenza dell’essere credenti: camminiamo come pellegrini, come stranieri, perché il nostro mondo è il luogo dove siamo impegnati a riconoscerci fratelli, ma soprattutto dove siamo impegnati a riconoscere Colui che è il nostro Dio. L’invito è a
cogliere questa sfida, anche nel Giubileo – e papa Francesco lo mette tra i segni di speranza – per provare a costruire una logica diversa»

Si fugge non solo dalla guerra: tra le cause dello «sradicamento forzato» il report segnala la fame e la sete (733 milioni persone, il 9% della popolazione mondiale, patisce la fame e 2,2 miliardi di esseri umani non ha accesso all’acqua), le diseguaglianze economiche, di genere ed etniche, la mancanza di libertà e di rispetto dei diritti umani (il 71% della popolazione mondiale vive sotto regimi autoritari, in 61 Paesi si registrano violazioni della libertà religiosa e sono in aumento quelli in cui le donne vedono limitati i loro diritti). «In un mondo in cui purtroppo crescono il bisogno di fuggire, ma anche una cultura che chiude le porte» ha aggiunto mons. Giraudo «siamo chiamati a coltivare quella speranza che non delude e che va condivisa, perché non crescano anche l’odio reciproco, la violenza, la volontà di rivalsa – oggi è di moda! Ma possa realizzarsi una nuova fraternità umana in piccoli passi concreti che già sono in atto».
Spirito di fraternità e passi che auspicabilmente possano contribuire a creare le condizioni per migliorare il sistema italiano di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, descritto nel report come oggi frammentato, iniquo e grossolano. «Il sistema attuale tende a isolare i migranti in grandi centri collettivi lontani dai centri urbani, penalizzando le occasioni di scambio e arricchimento reciproco con la società ospitante. Le prospettive future richiederebbero una pianificazione territoriale equilibrata e il ripristino di un’accoglienza diffusa e integrata, unica via per rispondere ai bisogni delle persone e ridurre i costi di una continua gestione emergenziale».


La pubblicazione «Il Diritto d’Asilo. Popoli in cammino … senza diritto d’asilo» è in vendita in libreria e on line; sono inoltre disponibili gli estratti della pubblicazione sui siti web della Fondazione Migrantes (www.migrantes.it) e Vie di Fuga (viedifuga.org).


[Mauro GENTILE – la Voce e il Tempo]

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