Una nave utilizzata per la quarantena dei migranti in arrivo dalle coste sud del Mediterraneo

L’emergenza sanitaria ha influenzato in maniera importante le attività di soccorso in mare, le procedure di sbarco e l’accoglienza dei migranti giunti in Italia attraverso il Mediterraneo. Tra le misure messe in campo dal governo vi è la configurazione di navi per lo svolgimento del periodo di “quarantena” delle persone sbarcate autonomamente e delle persone soccorse da navi battenti bandiera straniera. Una misura eccezionale che nel corso dei mesi è stata utilizzata in modo flessibile ed espansivo e che rischia, in prospettiva, di venire normalizzata, una misura densa di criticità dal punto di vista della tutela dei diritti dei cittadini stranieri in arrivo o addirittura già presenti in Italia.

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) ha recentemente pubblicato il report (scaricabile) di approfondimento scientifico “Diritti in rotta. L’esperimento delle navi quarantena e i principali profili di criticità”  finalizzato ad offrire una ricognizione critica delle maggiori violazioni e criticità osservate. Il report si compone di una serie di singoli approfondimenti risultato dell’attività di monitoraggio e di raccolta dati, testimonianze e informazioni svolta dall’ASGI, nell’ambito del progetto In Limine. A fronte di quanto emerso e delle preoccupazioni legate alla contrazione dei diritti dei richiedenti asilo e dei cittadini stranieri, si formulano delle raccomandazioni alle autorità coinvolte nella gestione di tali luoghi affinché siano adottate le misure adeguate a tutelare i diritti dei cittadini stranieri in arrivo in Italia.

Il progetto In Limine offre un quadro complessivo degli approfondimenti, delle analisi, dei dati e delle informazioni raccolte relativamente a tale “modello emergenziale” di gestione degli arrivi sul territorio italiano,

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