« Sono contro la violenza ma se vivessi in quelle condizioni non so come reagirei. Fanno una vita esasperante. Mesi e mesi senza fare niente. Senza nemmeno potersi accendere una sigaretta perché per farlo è necessario chiedere al personale di sorveglianza, altrettanto per farsi la barba. Non accuso le persone, accuso questo sistema che non funziona. Vediamo arrivare ragazzi attivi e dinamici e dopo un po’ li vediamo imbambolati. Effetto sicuramente di una situazione di sofferenza e umiliazione che si protrae 24 ore su 24. Ma anche degli piscofarmaci: di preciso non saprei dirlo ma certo, molte volte, sono loro che li chiedono”
E non è la situazione peggiore, suor Lidia narra dei continui tentativi di suicidio «Un ragazzo si è impiccato due giorni fa. E riuscito miracolosamente a sopravvivere ma non so dove sia finito. Una ragazza con problemi psichiatrici è da venti giorni in isolamento. Gli scioperi della fame sono continui»
Sono parole stampate il 21 dicembre 2013 su “Repubblica” in un articolo firmato dal compianto Paolo Griseri: suor Lidia, Figlia di Maria Ausiliatrice riporta la propria esperienza di incontri all’interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Torino corso Brunelleschi, il luogo in cui vengono recluse con procedimento amministrativo le persone straniere in attesa di rimpatrio.
Sono trascorsi più di 10 anni, il CPR è stato chiuso nel 2023 per la necessità di interventi di ristrutturazione della struttura, anche a causa delle proteste dei reclusi. Ora la struttura dovrebbe riaprire: suor Lidia, a nome della Pastorale Migranti della Diocesi, è davanti al CPR alla manifestazione contro la riapertura. Legge le proprie parole stampate dieci anni fa: il rischio che la situazione si riproponga identica al passato è una certezza se le porte riapriranno.
Qui il video di suor Lidia in piazza al microfono di TGR Piemonte
La pastorale migranti aderisce alla rete contro la riapertura del CPR di Torino, promossa dalla Circoscrizione 3